MERENDA s.f.

0.1 merenda, merende, mirindo.

0.2 Lat. merenda (DELI 2 s.v. merenda).

0.3 Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311: 1.

0.4 In testi tosc.: Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.); Doc. sen., 1294-1375, [1328]; Stat. fior., XIV pm. (3); Stat. fior., 1356/57 (Lancia, Ordinamenti).

In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Doc. friul., 1360-74, [1373].

In testi mediani e merid.: Stat. assis., 1329.

0.7 1 Pasto pomeridiano, precedente la cena.

0.8 Elisa Guadagnini 26.01.2017.

1 Pasto pomeridiano, precedente la cena.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 146.289, pag. 652: tuti toi delecti / de manjar, de solazar, / de bon conduti e vim eleti / che voren le gente usar, / li gran disnar e le merende / e sover' seira bezenar, / tuti ne van per trexende / e fan le gente astomagar.

[2] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 5, cap. 6.85, pag. 126: Suo ber sia poco; merenda mi piacie, / Poco mangiando; e così nella ciena / Troppi confetti e troppe frutte lasci...

[3] Doc. sen., 1294-1375, [1328], pag. 188.27: Anco [[...]] per pane e vino per panebero et merenda del detto maestro et manovale et per salaro dell'oparaio per acchonciatura la selice da fonte Branda - VIIIJ libr. V sol.

[4] Stat. assis., 1329, cap. 5, pag. 167.10: così quilgle che vonno de fore se guardeno dalle cose inlicete e dagle inhoneste convite, dai giuoche, dalle cançune dessolute, dai mucte, dalle merende, maximamente inhoneste, dalle spese inlicete...

[5] Stat. fior., XIV pm. (3), pag. 154.2: Item che il marito per sé, o altri per lui, il dì che fa le noze infine a la domenecha vegnente non debbia o lassi dare alchuna merenda, fuori de la cena o del disinare, dove sia carne o pescio o uova o ove sia mescolato alchuna delle dicte cose alla pena di lr. diece e per quante volte fosse facto contra.

[6] Stat. fior., 1356/57 (Lancia, Ordinamenti), cap. 22, pag. 190.32: Item che in casa d'alcuno della cittade di Firenze, il die che in cotale casa si facessoro nozze né poscia infino alla proxima domenica seguente, non si possa fare o dare merenda nella quale sieno più di x donne o femine, et in quella merenda dare non si possa più che di due vivande, e di ciascuna vivanda dare non si possa in quella merenda oltre cinque taglieri.

[7] Doc. friul., 1360-74, [1373], pag. 191.27: Per lu fat mirindo e pan prendi ogno dì azó chel no gisisin de lavoro e no s'inderedasin ad alá chaso per duti lu sis dis, den. 4 per dì.

[8] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 23, pag. 434.32: Ed entra loro la fame in corpo, non potendosi mai saziare, e questa è la chagione che, avvezzandosi l'uomo a ghiotti bocchoni e quando ànno ben desinato, vogliono be· merendare e così vanno dalla merenda alla ciena e mai non si saziano.

[9] Paolo da Certaldo, XIV sm. (tosc.), cap. 144, pag. 119.10: e simile quando ti poni a tavola, a desinare o a merenda o a cena, sempre ti lava prima le mani.