0.1 escorno, iscorno, scorni, scorno.
0.2 Da scornare.
0.3 Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.): 1.1.
0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Dom. da Monticchiello, Rime, 1358 (sen.).
In testi mediani e merid.: Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.).
0.7 1 Condizione o situazione di vergogna causata da un insuccesso o da una beffa subita. Estens. Lo stesso che beffa. 1.1 Locuz. verb. Fare, menare scorno, mettere in scorno: lo stesso che beffare.
0.8 Aurelio Malandrino 05.07.2018.
1 Condizione o situazione di vergogna causata da un insuccesso o da una beffa subita. Estens. Lo stesso che beffa.
[1] Dante, Rime, a. 1321, D. 80.18, pag. 279: Vedi bella druda', / dicea l'altro: 'Ella muda'; / e cosí la lasciaro in grande scorno.
[2] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 717, pag. 383, col. 2: lli altri savi entorno / vedeano quisto scorno...
[3] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, introduzione, pag. 403.4: si ragiona di chi con alcun leggiadro motto, tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno.
[4] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 19, 58-66, pag. 501.2: Quasi scornati; cioè vergognati: però che scorno si pone per la vergogna...
1.1 Locuz. verb. Fare, menare scorno, mettere in scorno: lo stesso che beffare.
[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2834, pag. 273: inebrïa di vino, / sì ch'ogne suo vicino / se ne ride d'intorno / e mettelo in iscorno...
[2] Dom. da Monticchiello, Rime, 1358 (sen.), 3.479, pag. 66: vidi Ianson ch'e frutti colse / de l'orto d'Issiphele, e menar scorno, / e vedea lei che dell'Amor si dolse.
[3] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 61.5, pag. 153: L'aura benigna già non facea scorni, / E 'l sol mostrava i suoi dolci vapori...
[4] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 6, 31.5, pag. 79: quel re adorno, / perché sì gli parlò quel fel barone, / duo gòffan fe' venir per fargli scorno...
- Locuz. verb. Fare uno scorno.
[5] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 7.3: Poi ch'a l'ardita penna la man diedi, / alzai le ciglia e viddi gente intorno / che de l'impresa mia mi fer' tal scorno, / ch'ancor non so seder né star in piedi.