ZEBA s.f.

0.1 cebe, zebe.

0.2 Prelat. *tsiba (Rohlfs, Über Hacken, p. 673).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 Att. unica nel corpus.

N Le att. in Jacopo della Lana sono cit. dantesche.

Att. solo in Dante e cit. nei commentatori.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto Vocabolario Dantesco.

Doc. esaustiva.

0.7 1 [Zool.] Lo stesso che capra (in contesto fig., col valore di animale bruto, privo di raziocinio).

0.8 Veronica Ricotta; Rossella Mosti 28.01.2021.

1 [Zool.] Lo stesso che capra (in contesto fig., col valore di animale bruto, privo di raziocinio).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 32.15, vol. 1, pag. 544: Oh sovra tutte mal creata plebe / che stai nel loco onde parlare è duro, / mei foste state qui pecore o zebe!

[2] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/94 (pis.>fior.), c. 32, 10-15, pag. 806.39: Mei foste state qui pecore o zebe; cioè in questo mondo meglio seresti stati pecore o capre o altri animali bruti, che moiono insieme l'anima col corpo, che non saresti stati dannati!

- [Nei commentatori, variamente interpretato come capra selvaggia, o come capra saltante per paretimologia].

[3] Gl Jacopo della Lana, Inf. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 32, v. 15, pag. 874.26: cebe. Sono li cavrici saltanti; et èno ditti cebe perché vano cenbalando, çoè saltando.

[4] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 32, pag. 464.10: 13-15] / D. sgrida contra questi traditori dicendo: «Oh plebe mal creata», chè megliore seria per loro essere state pecore o zebe, idest capre salvage...