GRADO (2) s.m.

0.1 ggrado, ggrato, ghrado, gra, gra', grad, grad', grada, gradho, gradi, grado, grao, grato, gratu, gredu. cfr. (3.1 [7]) aggrado.

0.2 Lat. gratus (DELI 2 s.v. grado 1).

0.3 Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.): 1.1.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Rinaldo d'Aquino (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.); Lett. sen., 1262; Brunetto Latini, Favolello, 1260/66 (fior.); Albertano volg., 1275 (fior.); Lett. lucch., 1295 (2); Galletto, XIII sm. (pis.); Conti di antichi cavalieri, XIII u.q. (aret.); Doc. sang., 1316; Lett. pist., 1331.

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.); Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), XIII t.q. (venez.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); Gualpertino da Coderta, XIV in. (trevis.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Doc. ver., 1385 (2); Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.).

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.).

In testi sic.: Stefano Protonotaro, XIII m. (sic.); Giovanni Campulu, c. 1315 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. a grado 1.1, 1.1.1, 3; a grado a 1.2; a grado di 1.2; avere a grado 1.6; avere in grado 1.6; contro a grado di 1.5; contro grado 1.4; contro grado di 1.5; di buon grado 1.1; di grado 1.1, 3.1; essere a grado 1.6; essere in grado 1.6; fare il grado 1.6; fuori grado 1.4; in grado 1.1; in grado di 1.2; oltre grado di 1.5; oltre il grado di 1.5; per buono grado di 1.3; per di grado 1.1; per grado di 1.3; sapere buono grado 2.1; sapere grado 2.1; sentire grado 2.1; tenere a grado 1.6.1; venire a grado 1.6.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Si riuniscono qui i tipi lessicali grado e grato.

Per il tipo mal(e) grado v. malgrado.

0.7 1 Ciò che dà piacere e appagamento o che soddisfa un'esigenza. 1.1 Locuz. avv. A, in grado; di (buon) grado; per di grado: con animo bendisposto, volentieri. 1.2 Locuz. prep. A grado a, di (qno); in grado di (qno): in modo da dare piacere a (qno) o per compiacere (qno). 1.3 Locuz. prep. Per (lo) (buono) grado di (qno): secondo la volontà o il gradimento di (qno). 1.4 Locuz. avv. Contro, fuori grado: con dispiacere. 1.5 Locuz. prep. Contro (a) grado di (qno); oltre (il) grado di (qno): contro il desiderio, il volere o l'approvazione (di qno). 1.6 Locuz. verb. Avere a, in grado (qsa o qno); essere a, in grado (a qno); fare il grado (di qno); venire a grado (a qno): essere conforme al desiderio, al volere o al gusto (di qno); piacere, appagare. 2 Sentimento di riconoscenza per un favore o per un aiuto ricevuto, gratitudine. Estens. Ricompensa per qsa che si è fatto a favore di qno. 2.1 Locuz. verb. Sapere (buono) grado (a qno); sentire grado: essere riconoscenti (a qno). 3 Ciò che si fa senza ricevere o pretendere niente in cambio. Locuz. avv. A grado: in maniera disinteressata, gratuitamente. 3.1 Locuz. agg. Di grado: gratuito, disinteressato.

0.8 Cosimo Burgassi 27.10.2015.

1 Ciò che dà piacere e appagamento o che soddisfa un'esigenza.

[1] Dante da Maiano, XIII ex. (fior.), 44.26, pag. 134: in Amore ho fermato / lo meo volere e 'l grato, / e 'n voi, mia donna...

[2] Amico di Dante, XIII ex. (fior.), son. 40.14, pag. 758: ed io dolente i miei spiriti messi / tutto tempo aggio in far d'Amor suo' gradi.

[3] a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.), I, 15.2, pag. 166: Lo bene che say da altrui, se lo reco(n)ti spissu, / da la gente avera[yn]de p(re)iu e gratu da i(ss)o, / ma de lo ben(e) che tu fay no esser(e) tu lu missu, / ad altri lassa dicere, no te laudar(e) te stissu.

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 26.52, vol. 2, pag. 446: Io, che due volte avea visto lor grato, / incominciai...

[5] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 87.1, pag. 72: Che grato ch'abïa, mi veço santo segondo la Scriptura ch'i' ò leçuto...

[6] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. II, pag. 285.14: Alcune sono alle quali il timoroso perdonare serve, sanza grado averne, e se neuna invidiosa sottentra, l'amore si indebolisce. || Cfr. Ov., Ars. am., II, 435: «Sunt quibus ingrate timida indulgentia servit».

1.1 Locuz. avv. A, in grado; di (buon)grado; per di grado: con animo bendisposto, volentieri.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 666, pag. 551: l' afar de le moneche entendé pur lo vero: / l' una covata l' autra de grad e volontero...

[2] Brunetto Latini, Favolello, 1260/66 (fior.), 78, pag. 281: e se mi vede porre / in glorïoso stato, / servemi di buon grato; / ma se cado in angosce, / già non mi riconosce.

[3] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 21, pag. 63.3: quelli che sarà sarà largo farà l'opera più bella e più convenevole e più saranno prese in grato.

[4] Rinaldo d'Aquino (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 1.13, pag. 95: [[Amore]] vol che fallenza / non agia l'omo, poi ch'è suo servente, / ma sia piacente / sì che piaccia a li boni e serva a grato...

[5] Poes. an. urbin., XIII, 8.53, pag. 554: Çascuno de bono grato / la conforti e stiali a llato...

[6] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 9, cap. 1, vol. 2, pag. 279.6: abbia corsi i paesi cristiani, e fatto ricomperare i signori e uomini, avendo ognuno per di grato a nimico, sostenendo e per fame e per freddo e per altre cagioni tormenti, martiri...

[7] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 12, pag. 23.16: i' son'oggi vivuto, se Iddio ci concede a vivere domane, pigliallo a ggrado [[ed.: aggrado]], e con allegrezza.

1.1.1 Locuz. avv. A grado: per compiacenza.

[1] Novellino, p. 1315 (fior.), 2, pag. 128.2: Non mi rispondere a grado: dimmi sicuramente il vero e, se no 'l mi dirai, io ti farò di villana morte morire.

1.2 Locuz. prep. A grado a, di (qno); in grado di (qno): in modo da dare piacere a (qno) o per compiacere (qno).

[1] Stefano Protonotaro, XIII m. (sic.), 39, pag. 132: Di chi eu putia sanari / multu leg[g]eramenti, / sulu chi fussi a la mia donna a gratu / meu sirviri e pinari...

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 49.4, pag. 131: ed anco in disamore aggio tacere, / ove dir possa cosa in vostro grato...

[3] Lett. pist., 1331, pag. 254.13: Tanto vi dicho, che no' è hu[o]mo che possa fare chosa che sia a suo grado.

1.3 Locuz. prep. Per (lo) (buono) grado di (qno): secondo la volontà o il gradimento di (qno).

[1] Brunetto Latini, Pro Ligario, a. 1294 (fior.), pag. 173.23: io, non già per forza ma per lo mio senno e per lo mio buono grado, presi arme incontro a te.

[2] Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.), 9.56, pag. 515: e sSamuele [[...]] Io mise a la probatica piscina / però ke ll' alta Signoria divina / non ce patesse morte e ddisciplina, / per lo so grato.

[3] Dante, Rime, a. 1321, 30.2, pag. 99: Poscia ch'Amor del tutto m'ha lasciato, non per mio grato, / ché stato non avea tanto gioioso...

[4] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 47.10, pag. 50: A mi plaçe e deleta pensieri, / e per mi' grato 'l mondo seria sfonto...

[5] Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.), 2, pag. 220.5: tu no dî desiderare l'altrù, com'è multi sì avari che per sò grado nessuno no averave negota nomà loro.

[6] Matazone, XIV sm. (lomb.), 10, pag. 791: naque d'un vilano; / e d'un vilan<o> fo nato, / ma no per lo so grato...

1.4 Locuz. avv. Contro, fuori grado: con dispiacere.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 14.30, pag. 29: Ahi, con pot'om, che non ha vita fiore, / durar contra di mal tutto for grato, / sì com eo, lasso, ostal d'ogne tormento?

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 4.101, vol. 3, pag. 62: Molte fïate già, frate, addivenne / che, per fuggir periglio, contra grato / si fé di quel che far non si convenne...

1.5 Locuz. prep. Contro (a) grado di (qno); oltre (il) grado di (qno): contro il desiderio, il volere o l'approvazione (di qno).

[1] Jacopo Mostacci (ed. Contini), XIII pm. (tosc.), 7, pag. 142: e se non fosse ch'è più da laudare / quell'om che sa sua voglia coverire / quando gli avene cosa oltra suo grato, / non canteria né faria gio' parere.

[2] Brunetto Latini, Pro Ligario, a. 1294 (fior.), pag. 172.3: convenne finalmente ch' elli prendesse la signoria; e così ricevette la provincia contro a suo grado...

[3] Conti di antichi cavalieri, XIII u.q. (aret.), 21, pag. 153.20: E 'lor disse a Tristano: «Per la gran bontà e cavallaria tua, perché contra tuo grato so che ciò foe, te perdono quanto offeso m' hai».

[4] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 173.15: cco molta faticha oltre il grado de' Troiani prese porto.

1.6 Locuz. verb. Avere a, in grado (qsa o qno); essere a, in grado (a qno); fare il grado (di qno); venire a grado (a qno): essere conforme al desiderio, al volere o al gusto (di qno); piacere, appagare.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 395, pag. 540: çà no starà cela[to] / k' eu no diga oimai ço qe me ven a gra[to], / a cui qe pes' o plaqua o aiba 'l cor irato.

[2] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 820, pag. 56: E fieramentre fi plurad / Da tal qe miga no i è en grad...

[3] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 958, pag. 60: Cor contrito et umilïato, / Quelo avrà 'l Segnor en grato...

[4] Lett. sen., 1262, pag. 284.21: deto (chon)te non à fato il grado in q(ue)sta fiera a neuno merchatante a chu' eli die dare, p(er) chasgione dela muneta...

[5] Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), XIII t.q. (venez.), pag. 172.13: E sì te digo qe lo concordio lo qual mo' ge n'à çonti ensembre a mi molto en grado, açoqé li toi fati e la toa fè vada da l'un a l'altro solicitamentre.

[6] Albertano volg., 1275 (fior.), L. II, cap. 9, pag. 84.10: [41] Ma negare lo benificio singnifica malitia (e) no(n) averlo a grado...

[7] Galletto, XIII sm. (pis.), 1.17, pag. 284: lo me mandao per suo celato, / c'ogni meo bon servir li è tanto in grato, / ca prodessa verrà'nde a perdimento.

[8] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 18, pag. 59.9: plù li porebbe esser a grato lo piçol servitio, ke per bon core se fesse, ke 'l grande...

[9] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 47.28, pag. 185: ciò che fa lo mio Segnore sì è iusto ed èmme a grato.

[10] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 80.1, pag. 198: Morte, merzé, se mi' prego t'è 'n grato, che tu prend'un partito comunale...

[11] Gualpertino da Coderta, XIV in. (trevis.), 2.4, pag. 340: se non ch'eo moro, sì me sète a grato.

[12] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 6.124, pag. 117: Lo sacrificio t'è a grao / de spirito contribulao / e so che t'è monto graío / cor contrito e ben pentío.

[13] Doc. sang., 1316, pag. 145.19: avevi procacciato che noi avessimo la triegua a' pacti vechi, la quale cosa a noi molto era a grado...

[14] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 5, vol. 2, pag. 171.12: mostriamo in che e di che servire gli possiamo, sicchè lo nostro servizio gli sia a grato...

[15] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 156.15: gli piacesse che io potessi venire qua a consolare la mia madre e' frategli, di che l' ebbe a grado...

1.6.1 Tenere a grado: apprezzare.

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1736, pag. 236: quelli ch'è meglio nato / è tenuto più a grato...

[2] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 227.14, pag. 147: che tal aquisto / per onni forma torni nel suo stato, / questo dovria çascun tener a grato.

2 Sentimento di riconoscenza per un favore o per un aiuto ricevuto, gratitudine. Estens. Ricompensa per qsa che si è fatto a favore di qno.

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1420, pag. 225: ché dare tostamente / è donar doppiamente, / e dar come sforzato / perde lo dono e 'l grato...

[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 71, pag. 5: E 'd zo ni gra ni gratia el no me 'n vol pur rende...

[3] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), canz. 8.121, pag. 226: Ahi, come foll'è quei, provatamente, / che dotta maggiormente / perder altrui che sé né 'l suo non face, / ma che quant'ha desface / a pro de tal unde non solo ha grato!

[4] Pacino Angiulieri (ed. Carrai), XIII sm. (fior.), 8f.6, pag. 84: Ciascun non serve tutto igalemente, / però non ànno iguali gioco e grato, / ca divisati son similemente / c'ogn'omo [d'omo] c'à suo novo stato.

[5] Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.), 3.57, pag. 34: e 'l valor sì degno / à l'esser mio nel suo già trasformato, / che per mio vero grato / e sua virtù son facto un altro lei...

[6] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 85.5, pag. 343: O sine grato nobele, - sommerso en ammirabele, / non pòi salire equabele - d'amore adoguagliato.

[7] Palamedés pis., c. 1300, pt. 1, cap. 21, pag. 27.21: Certo se io grado e mercé rendesse al diaule del ben che Dio mi fa, questo serebe contra ragione...

[8] Giovanni Campulu, c. 1315 (mess.), L. 2, cap. 33, pag. 71.12: e zo dichìa pir tantu, comu l'omu dichissi: 'nen gredu nen gratia a cti, modu, si tu non ti nde parti, ca non poy'...

[9] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 3, ott. 19.8, pag. 87: a te ricorro e sol da te aspetto / l'alto piacere ed il conforto mio [[...]] né più farò se non quanto dirai; / mio fia 'l diletto e tu 'l grado n'avrai.

[10] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 10, vol. 2, pag. 215.4: perciocchè, se questo fosse, non averebbe Dio grado del bene che ci fa, e non ci farebbe grazia alcuna...

[11] Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.), 14.14, pag. 434: E non vi fu trovato umanitade, / potendosi passar per altro modo: / di questo abbia quel grato che vi cade!

[12] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 88 v.351, pag. 18: Liberare li villani per loro merito et grato, / Quanto, per li signuri, purgare lo loro peccato.

[13] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX, 7, pag. 618.6: Disse allora Talano: «Io sapeva bene che tu dovevi dir così, per ciò cotal grado ha chi tigna pettina...

2.1 Locuz. verb. Sapere (buono) grado (a qno); sentire grado: essere riconoscenti (a qno).

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 189, pag. 9: E' 'g pasc li soi cavai, dond el no me sa grao...

[2] Lett. lucch., 1295 (2), pag. 22.17: (e) che lli cho(n)pangni de lli sappiano buono grado (e) che nde lli siano tenuti...

[3] Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.), cap. 56, pag. 98.7: E percioe vi dico che voi a costui ne sappiate grado ed ala sua bontade ed ala sua prodezza...

[4] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 9, pag. 61.7: io vi prometto in verità, che voi tale guidardone n' avarete, unde voi buono grado me ne saprete...

[5] Palamedés pis., c. 1300, pt. 1, cap. 3, pag. 5.18: pietà non li era unqua intrato dentro al cuore unde l'omo li dovesse sapere grado...

[6] Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.), L. 3, cap. 68, vol. 1, pag. 342.20: Io vi vorrei volentieri piacere; ma io amo più il vostro salvamento, quale grado voi me ne dobbiate sapere.

[7] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 7, pag. 59r.3: però al Signore torna di quella elemosina el merito e a llui se ne debba grado sapere.

[8] Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), L. 2, cap. 1, pag. 122.21: Perchè quello che si fa per comandamento, è da saperne grado a colui che lo richiede, non a colui che 'l fa.

[9] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 5, cap. 36, pag. 594.28: Niuna ragione vuole che grado si senta del non ricevuto servigio.

[10] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 101, pag. 399.23: tue ti lasciasti battezzare e prendesti nostra fede, per tanto non te ne sentiamo noi però niuno grado; chè tu lo facesti a tuo vantaggio...

3 Ciò che si fa senza ricevere o pretendere niente in cambio. Locuz. avv. A grado: in maniera disinteressata, gratuitamente.

[1] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 27, pag. 437.8: Rispondo, sì come dice nostro Signore: «A grado riceveste, a grado date». || Cfr. Mt., 10, 8: «gratis accepistis gratis date».

3.1 Locuz. agg. Di grado: gratuito, disinteressato.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 166.10: l'amistà delli uomini dee essere di grato per dibuonarità d'amore.

[u.r. 22.02.2023; doc. parzialm. aggiorn.]