RIUSCIRE v.

0.1 reiessiva, rescie, resciro, rescitote, rescivale, rescono, ressce, rïesca, riesca, riescano, riesce, riescha, riesci, riescì, riescia, riescìa, riescìe, riescirai, riescire, riesco, riescono, riscir, riuscendo, riuscerà , riuscì, riuscia, riuscìe, riuscieno, riuscierebbe, riuscigli, riuscìo, riuscir, riuscirà , riuscire, riuscirebbe, riusciremo, rïuscirne, riuscirne, riuscirono, riuscisse, riuscita, riuscite, riusciti, riuscito, riuscitteno, riusciva, riuscivano, ruscito.

0.2 Da uscire.

0.3 Andrea da Grosseto (ed. Segre-Marti), 1268 (tosc.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Segre-Marti), 1268 (tosc.); Egidio Romano volg., 1288 (sen.); Lett. fior., 1291 (2); Poes. an. pis., XIV in. (?) (2); Metaura volg., XIV s.-t.d. (fior.); Cenne de la Chitarra, XIII ex./a. 1336 (aret.); Gloss. lat.-aret., XIV m.

In testi mediani e merid.: Ingiurie recan., 1351-96, [1351]; Anonimo rom., Cronica, a. 1360.

0.7 1 Venire fuori (anche in contesto fig.). 1.1 Estens. Tirarsi fuori (da una situazione neg.). 1.2 [Rif. a una pianta:] spuntare e germogliare. 1.3 Avere sbocco. 2 Arrivare ad essere (partendo da una det. condizione), diventare. 2.1 Rivelarsi (con caratteristiche non attese o non chiare in partenza). 2.2 Derivare come conseguenza. 3 Andare a finire o giungere (anche fig., con rif. all'esito di un'azione o di un'impresa). 3.1 Avere buon esito.

0.8 Valeria Carrieri 15.02.2020.

1 Venire fuori (anche in contesto fig.).

[1] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 11, pag. 507.5: La madre era in molto orribile luogo, e uno ramo di fuoco l'entrava di sotto nel corpo e rescivale per la bocca, e rescivale incontenente adietro.

[2] Ingiurie recan., 1351-96, [1351], pag. 485.22: Remictite malvagia, cactiva, demoniaca, che te esscu li diavoli de corpu, che t'è entrato nepotito per lu culo et rescitote per la bocca.

1.1 Estens. Tirarsi fuori (da una situazione neg.).

[1] Andrea da Grosseto (ed. Segre-Marti), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 6, pag. 216.24: Addunque se tu ti vorrai portare saviamente con consiglio, io ti renderò a perfetta san[t]à la figliuola tua co la grazia di Dio, e te farò riuscire di questo fatto con onore.

[2] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 18.16, pag. 68: Disio ho di valenza / quant'è lo mio piacere, / ché son ruscito di gran manentia, / e son dato a servenza / là ov'è tut[t]o valere, /pregio ed onor, larghezza e cortesia.

[3] Cavalca, Vite SS. Padri (ed. Delcorno), XIV t.d. (tosc.occ.), pt. 3, cap. 132, Detti sulla tentazione della carne, pag. 1192.19: ma la fornicattione naturalmente è morte dell'anima e non se ne riesce così tosto...

[4] Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), L. 8, cap. 1, pag. 539.3: Callidio bolognese ingiunto di notte ne la camera del marito, conciofossecosa che di questo si scusasse al popolo, riuscìo di grandissime e gravissime tempeste d' infamia...

[5] Boccaccio, Ninfale, 1344/48 (?), st. 147.1, pag. 257: Né spero d' essa [[scil. della prigione d'amore]] giá mai riuscire, / né pace aver né triegua né riposo...

[6] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 31.73, pag. 71: «Io torno immantinenti,» / dicono, e 'n questo modo sen riesce, / et non fuggie così lo picciol pesce / dinansi al grande che 'l vien per mangiare...

[7] Luigi Marsili, Lettere, 1373/78 (fior.), [1378] 8, pag. 492.5: Ringraziolo altresì che voi e i vostri di questi pericoli siete riusciti sanza danno, e di ciò son certo a Dio ne renderete lode.

[8] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 150, pag. 349.31: E rimase il todesco per contento, e colui ne riuscì con questa sottile risposta, e schifò la battaglia, della quale non ne serebbe stato molto vago.

- [In contesto fig.].

[9] Zanobi da Strada, Somnium Scipionis volg., a. 1348 (fior.), cap. 4, pag. 52.2: «Anzi» disse elli «questi vivono, che ssono riusciti de' vincoli de' corpi come di pregione; ma lla vostra, che ssi chiama vita, è morte. || Cfr. Cic., Somnium Scipionis, VI, 14: «qui e corporum vinculis tamquam e carcere evolaverunt».

1.2 [Rif. a una pianta:] spuntare e germogliare.

[1] Francesco da Buti, Inf., 1385/94 (pis.>fior.), c. 13, 55-78, pag. 360.4: mette fuore, come fa lo granello della spelda quando è seminato, e riesce una pianta salvatica...

1.3 Avere sbocco.

[1] Egidio Romano volg., 1288 (sen.), L. 3, pt. 3, cap. 21, pag. 311.1: là 've la cava vuole riescire, in quella parte immantinente ellino debbono incominciare a cavare dentro...

[2] Metaura volg., XIV s.-t.d. (fior.), L. 2, cap. 15, ch., pag. 250.13: E di questo monte escono grandi fiumi, i quali forse ch'hanno la grande copia de l'acqua del Mare Occeano, ma riescono di quel monte.

2 Arrivare ad essere (partendo da una det. condizione), diventare.

[1] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 7, 3.40, vol. 3, pag. 59: E sempre ò più veduti / di quey che son paruti / molto ordinati e saggi / riscir con' matti staggi... || Cfr. Egidi, Doc. am., III, 59: «vidique sepius plures tales qui, licet appareant ordinatissimi et prudentes, stulti per exitum cognoscuntur».

[2] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 2, cap. 2.4, pag. 50: [[l'adolescenza]] è quella etade, / Della qual parla e dicie Salamone: / «ch' è più malagievole a conosciere come debia riuscire»...

[3] Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), L. 6, cap. 9, pag. 465.22: [[Polemone]] sanato per la salutevole medicina d' uno sermone, d' uno infamato ghiottone riuscìe grandissimo filosofo.

[4] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V, 1, pag. 335.4: [[Cimone]] riuscì il più leggiadro e il meglio costumato e con più particulari virtù che altro giovane alcuno che nell'isola fosse di Cipri.

[5] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 155, pag. 368.2: del cavallo che voi terrete, se torrete un poltracchiello, in che spendiate otto in dieci fiorini, ne raddoppierete i danari in meno d' un anno; però che i vostri pari gli scorgono bene, che tutto 'l dì gli menano in qua e 'n là, e poi riescano i migliori cavalli, e i più sicuri che si scorgano.

[6] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Ecli 30, vol. 6, pag. 284.15: Il cavallo non domato riesce duro; il figliuolo non castigato riesce ruinoso.

2.1 Rivelarsi (con caratteristiche non attese o non chiare in partenza).

[1] Libro Gallerani di Londra, 1305-1308 (sen.), pag. 112.16: De' quali quatro tonnegli n'avemo parte per nostro bere da' quatro dì d'aghosto tre C sei innfino [...] e parte ve n' ebe che non resciro buoni.

[2] Poes. an. pis., XIV in. (?) (2), 15, pag. 74: Nel tempo che Neron la mo[n]archia / tenea [e] l'anel dell'imper, quel crudele, / dal qual primiramente riuscia / percusïone amara più che 'l fele...

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 12, cap. 74, vol. 3, pag. 162.6: la quale riuscì vana speranza per la dislealtà e tradimento de' Viniziani, come per lo inanzi faremo menzione...

[4] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 12, pag. 118.7: In questi così fatti prieghi, ancora che vani gli vedessi poi riuscire...

[5] Deca terza di Tito Livio, XIV m. (fior.), L. 9, cap. 1, pag. 379.23: Dicono che questa ala di cavalieri riuscì nobilissima, e in molte battaglie avere aiutata la repubblica.

[6] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 301.6, pag. 375: dolce sentier che sì amaro riesci, / colle che mi piacesti, or mi rincresci, / ov'anchor per usanza Amor mi mena...

2.2 Derivare come conseguenza.

[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. V, pt. 5, pag. 153.7: unde da questo peccato infra li altri infiniti mali ke face tre mali ne rescono...

[2] Matteo Villani, Cronica, 1348/63 (fior.), L. 3, cap. 60, vol. 1, pag. 398.12: Ma de' mali principii riesce spesse volte mal frutto...

[3] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XII (i), par. 139, pag. 591.34: Ma riuscendo tutto altro fine alle cose che esso estimato non avea...

3 Andare a finire o giungere (anche fig., con rif. all'esito di un'azione o di un'impresa).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 2.132, vol. 2, pag. 35: così vid' io quella masnada fresca / lasciar lo canto, e fuggir ver' la costa, / com' om che va, né sa dove rïesca; / né la nostra partita fu men tosta.

[2] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 22, pag. 92.27: è fortuna e non ragione, quando di così fatte imprese si riesce a prosperevole fine.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 11, cap. 170, vol. 2, pag. 737.22: E però non si dee nullo disperare, né d'alcuna impresa fare grolia, né avere troppa speranza, se prima non si vede la fine, che sovente riescono le 'mprese ad altro segno che non sono cominciate, per lo piacere di Dio.

[4] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 13, cap. 24, vol. 3, pag. 364.20: E così riescono i nostri mali aquisti, quando il Comune è in divisione e male guidato.

[5] Pistole di Seneca, XIV m. (fior.), 110, pag. 365.21: Iddio nostro Padre ci avea apparecchiato, e messoci presso tutto ciò, che bisogno ci era, e che a bene ci dovea riuscire. || Cfr. Sen., Ep., XIX, 110.10: «Quidquid nobis bono futurum erat deus et parens noster in proximo posuit».

[6] Deca terza di Tito Livio, XIV m. (fior.), L. 6, cap. 37, pag. 157.11: così doleva loro [[ai Cartaginesi]] il cominciamento essere a niente riuscito, e vergognavansi d' essere stati in sì fatta maniera sprezzati...

[7] Gl Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 306.11: scateo, tes, per riuscire.

[8] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 3, cap. 4, pag. 60.31: Or vedete, figliuoli, come la prosperità mondana riesce a mal fine.

[9] Matteo Villani, Cronica, 1348/63 (fior.), L. 2, cap. 20, vol. 1, pag. 228.18: Li ambasciadori, già preso sdegno per l'uscita del parlamento, avedendosi dove la cosa riuscirebbe, se n'erano sanza atendere andati a l'ostiere.

[10] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 88, pag. 214.16: E mirate come riesce chi si parte dalla brigata.

3.1 Avere buon esito.

[1] Cenne de la Chitarra, XIII ex./a. 1336 (aret.), 5.7, pag. 426: e ciaschedun di pugna sì vi mesca: / e, quando questo a gioco no rïesca, / restori i marri de pian de Romagna.

[2] Anonimo rom., Cronica, a. 1360, cap. 27, pag. 247.21: De', como bene responneva! Dava resposte e promissioni. Apparecchiavase de ferventemente guidare. Li baroni staievano alla guattata, a que reiessiva. Lo stormo dello triomfo era granne. Moite banniere.

[3] Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362, pag. 123.22: E veduto e' Fiorentini, che loro disegnio non lo' riuscì...

3.1.1 Tornare utile.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 13, cap. 44, vol. 3, pag. 401.10: Di questo torto [[...]] avemo fatta menzione per dare asempro a quelli che verranno come riescono i servigi fatti allo 'ngrato popolo di Firenze...

[2] Paolo da Certaldo, XIV sm. (tosc.), cap. 291, pag. 166.18: Abbi sempre a mente che quando vuoli fare la cosa, di pensare e riguardare a che fine ti può riuscire; e se vedi di ragione ch'ella debba riuscire a buono fine, falla; e se ti potesse per niuna cagione riuscire a mal fine, no la fare...

3.1.2 [Econ./comm.] Terminare con vantaggio una transazione; ricavare un qualche guadagno (da una vendita).

[1] ? Lett. fior., 1291 (2), pag. 602.20: Di comperare lane di magioni o di rifermare de le vostre per lo tenpo che de venire, vi diciamo che nostro intendiment' è che nnon si ne comperi neuna, ma sarebbe nostra volontade, se fare si potesse con nostro aconcio, che di quelle c'avemo onde si fae danno, si ne riuscisse: e però vo' siete in sul fatto, in ciò adoperrete quello che potrete di buono.

[2] Doc. aret., 1349-60, pag. 168.7: e sono questi patti da lui a me che, se 'l detto podere me ressce a frutto sì buono che me piaccia, ch' ei debbia remanere a me libero p(er) lo detto preçço...

[3] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 96.6: tanto v' attese, che comperando di grandi cavalli e destrieri, ed altri di taglia, difettuosi e magagnati, vi spese assai del suo in volerli guarire; ove spendea in ciò molto, e di grande parte riusciva male.

[4] ? Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1388] 16, pag. 297.2: Ebbi una tua lettera e intesi ciò che dicesti. Io sono riuscito del guardacuore del cuoio e perciò non avere pensiero...

[5] F Lett. comm., 1380-1407 (tosc./sett.) [1395]: È qui un nostro amicho ed à costì ne le mani di Pulino Tancio una balla di di [sic] 12 peze di guado e vorebene riuscire ora. || Frangioni, Milano fine Trecento, p. 302.