MÈNADE s.f.

0.1 menade; f: menades.

0.2 Lat. maenas, maenadem (DELI 2 s.v. menade).

0.3 Simintendi, a. 1333 (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Simintendi, a. 1333 (tosc.); Boccaccio, Esposizioni, 1373-74.

In testi sett.: f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.).

0.5 Solo plur.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Plur. Donne iniziate al culto del dio greco Dioniso o Bacco, tradizionalmente rappresentate in preda al furore estatico e alla possessione del dio.

0.8 Speranza Cerullo 26.05.2017.

1 Plur. Donne iniziate al culto del dio greco Dioniso o Bacco, tradizionalmente rappresentate in preda al furore estatico e alla possessione del dio.

[1] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 11, vol. 3, pag. 4.10: E le Menade [[...]] tolsono uccelli sanza numero, spaventate per la voce di colui che cantava, e serpenti, e schiere di fiere...

[2] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IV (i), par. 325, pag. 250.22: Orfeo [[...]] avendo comandato questi sacrifici [[di Baco]] farsi da' cori delle Menade, cioè delle femine le quali quel natural difetto patissono, del quale esse ogni mese sono, almeno una volta, impedite, [[...]] esse, di ciò essendosi accorte, estimando questo essere stato trovato per far palese agli uomini la turpitudine loro, [[...]] lui [[...]] uccisono e gittaronlo nel fiume Ebro.

[3] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. I, [vv. 541-42], pag. 43r.35: eccoti le prevedesse de misser Bacho cum li cavelli spandudi in li dossi. È etiandio nome altro [de] queste prevedesse, che fi dicte Menades, el qual nome vien da menni, parola griega che fi enterpretada 'furor'; e fi etiamdio dicte Bache. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.