VANTO (1) s.m.

0.1 vanti, vanto, vantto.

0.2 Da vantare.

0.3 Guittone, Manuale (ed. Avalle), a. 1294 (tosc.): 2. || Ma v. 0.6 N.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Manuale (ed. Avalle), a. 1294 (tosc.); Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.); Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.); Doc. fior., 1306-25; Lett. volt., 1348-53; Simone da Cascina, 1391/92 (pis.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf. (Rb), 1324-28 (bologn.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.); f De le questioim de Boecio, XIV sm. (gen.).

In testi mediani e merid.: Dom. Scolari (ed. Grion), 1355 (perug.); f Laude tod., XIV sm.

0.5 Locuz. e fras. dare il vanto 2.2; dare vanto 2.1, 2.2; darsi vanto 1.1, 1.1.1, 2.1.1; donarsi vanto 1.1; fare vanto 1.1; togliere il vanto 2.3.

0.6 N In Uno dïsio d'amore sovente di Giacomo da Lentini, l'ed. inclusa nel corpus legge al v. 12 «se llor è detto: "guardisi davanti"»: cfr. Giacomo da Lentini (ed. Antonelli), c. 1230/50 (tosc.), canz. 11.12, pag. 240. Ma, seguendo l'interpretazione di Roncaglia, Note, pp. 12-13, che propone di dividere in «guardisi da' vanti», il passo darebbe la prima att.

0.7 1 Atto di ostentare le proprie qualità o i propri meriti, anche in modo infondato. 1.1 Locuz. verb. Darsi, donarsi, fare vanto: ostentare il proprio merito, anche infondatamente. 2 Considerazione lodevole di qno; merito che viene attribuito. 2.1 Locuz. verb. Dare vanto a qno: rendere merito a qno. 2.2 Locuz. verb. Dare (il) vanto a qno: riconoscere la superiorità di qno. 2.3 Fras. Togliere il vanto a qno: sottrarre a qno il primato (in un det. ambito). 3 [Dir.] Tassa del comune fiorentino (introdotta nel 1312).

0.8 Aurelio Malandrino 16.07.2021.

1 Atto di ostentare le proprie qualità o i propri meriti, anche in modo infondato.

[1] Tomaso da Faenza (ed. Sangiovanni), XIII sm. (tosc./faent.), son. 10.8, pag. 176: con altrui noia tene membra in santo / e li atti e 'l guardo, col velar del manto, / te mostra 'n vanto - ciò che te destrava.

[2] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 7, cap. 66, vol. 3, pag. 456.3: quello [[...]] si vanta d'alta antichitade di antecessori, s'egli non fa le buone opere, quel vanto gli torna più a vitupero che ad onore.

[3] ? Dom. Scolari (ed. Grion), 1355 (perug.), II.34, pag. 341: Nel tempo detto e in quella stasione / lo re Filippo usia fuor con suo vanto...

[4] Chiose falso Boccaccio, Par., 1375 (fior.), c. 1, pag. 521.6: Appollo il vinse e per ghastighare Marsia del vanto, Appollo il fecie iscorticare.

[5] Gl Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 10, parr. 29-45, pag. 161.23: 'convento' fi bestiçata con queste due dictione, videlicet 'con', che demostra questa preposicione 'cum', e 'vanto' che significa «darse gloria».

[6] f De le questioim de Boecio, XIV sm. (gen.), L. 1, cap. 4, pag. 55.31: No digo zò per vanto, che guierdom de losso diminuisse demerito de secreta conssiencia, ma persò che chaum vega a che fim è vegnuo lo innocente... || Corpus OVI.

1.1 Locuz. verb. Darsi, donarsi, fare vanto: ostentare il proprio merito, anche infondatamente.

[1] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 309, pag. 306: Onde si fa vanto, / lo poco par tanto.

[2] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), son. 89.5, pag. 310: non credo che di me ti doni vanto / fra gli altri ch'io di te fosse amorosa...

[3] Schiatta Pallavillani, XIII sm. (fior.), 51a.3, pag. 181: Dunque, perché vi date sì gran vanti, / e, da sez[z]o, perdete la sentenza?

[4] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 68.8, pag. 186: ogni soperchio val quanto nïente, / e ciò non regna en me, ben mi do vanto.

[5] Guido Orlandi, 1290/1304 (fior.), 1.6, pag. 92: Stato gioioso presi di lui tanto, / che mi poria dar vanto, / sed eo volesse dir quanto riservo / e rinovello d'amore...

[6] Ciampolo di Meo Ugurgieri (ed. Lagomarsini), 1315/21 (sen.), L. 12, pag. 475.15: La gloria del nobile fatto è occulta, e nullo si die' vanto della ferita data a Enea.

[7] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), IV, ott. 27.2, pag. 61: Cosí morí chi piú d' altra gentile / mentre che visse si poté dar vanto...

[8] Boccaccio, Decameron, c. 1370, X, 10, pag. 711.18: io sono il tuo marito, il quale sopra ogni altra cosa t'amo, credendomi poter dar vanto che niuno altro sia che, sì com'io, si possa di sua moglier contentare.

[9] Laud. Battuti Modena, a. 1377 (emil.), 18.23, pag. 38: Plenna de spirito sancto / tu fusti in questa vita, / no sedare vanto / apostolo né rumita, / né anima contricta / in questo mundo nata...

1.1.1 Locuz. verb. Darsi vanto: sostenere di poter compiere un'azione.

[1] Dino Compagni, Cronica (ed. Cappi), 1310-12 (fior.), L. 2, pag. 66.25: Schiatta Cancellieri [[...]] era uomo più atto a riposo e a pace che a guerra, con tutto che per li volgare si dicesse che si diè vanto d'uccidere messer Carlo...

2 Considerazione lodevole di qno; merito che viene attribuito.

[1] Guittone, Manuale (ed. Avalle), a. 1294 (tosc.), 7 [V 412].11, pag. 169: chi ama peni a valere tanto, / che 'n ubrianza metta lo savere / e cresca volglia, se di lei vole vanto.

[2] Jacopo della Lana, Purg. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 1, v. 10, pag. 952.9: Sparsese la fama per lo mundo de tanto lavorero e perfecione, sì che andò la voxe ad Apolino; odido costui tal vanto, mandò per loro.

[3] Lett. volt., 1348-53, pag. 189.33: per tuo honore e dovere e perché di questo si tolga ogni materia di parlare meno che bene, considerando quello che ài facto a noi, che siamo stati sempre in molti modi vanto di quelli di casa tua...

[4] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/94 (pis.>fior.), c. 2, 10-36, pag. 63.10: li dai tu; cioè Virgilio, vanto; cioè della quale tu lo lodi...

2.1 Locuz. verb. Dare vanto a qno: rendere merito a qno. || Att. solo in Dante e nei commentatori.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 2.25, vol. 1, pag. 24: Per quest' andata onde li dai tu vanto, / intese cose che furon cagione / di sua vittoria e del papale ammanto.

[2] <Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.)>, c. 4, pag. 66.4: molto trattò de' costumi, e però il chiama l'Autore Senaca morale, acostandosi a Quintiliano, che di questo trattato gli vanto.

[3] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 2, pag. 114.22: Qui D. [[...]] dice a V. che, per questa andata de Enea onde esso li vanto, che esso entese cosse che furon cagione de la sua victoria e del papato.

2.1.1 Locuz. verb. Darsi vanto: illustrare un proprio merito.

[1] f Laude tod., XIV sm., 2.41, pag. 292: Però ti puoi dar vanto, / che de lo cielo tu sarai regina / e somma medicina / del primo padre e de' suoi descendenti. || LirIO; non att. nel corpus da altre ed.

2.2 Locuz. verb. Dare (il) vanto a qno: riconoscere la superiorità di qno.

[1] Jacopo della Lana, Purg. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 1, v. 10, pag. 952.7: Or queste, vegendosse esser in tal grado, sì se vanagloriavano tanto che in so parlare no davano vanto a le Muse...

[2] <Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.)>, c. 17, pag. 316.9: Aragne perseguitava nella sua vanagloria, e dicea che none darebbe vanto di suo mestiere a Pallas.

[3] Petrarca, T.Ae. (Vat.Lat. 3196), 1374, 99, pag. 275: E quella di ch' anchor piangendo canto / Avrà gran meraviglia di se stessa, / Vedendosi fra tutte dar il vanto.

[4] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 11, pag. 349.11: Oderigho d'Aghobbio [[...]] era forte superbo e vanaglorioso, intanto ch'egli non dava vanto a veruno e sé faciea migliore di tutti.

2.3 Fras. Togliere il vanto a qno: sottrarre a qno il primato (in un det. ambito).

[1] Jacopo della Lana, Inf. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 24, v. 85, pag. 696.10: Or dixe che lla dicta bolça ha tolto a Libia lo vanto delle diversitade d'i serpenti...

3 [Dir.] Tassa del comune fiorentino (introdotta nel 1312). || Cfr. Manni, Libro, p. 151.

[1] Doc. fior., 1306-25, pag. 102.9: Dì XIIIJ di febraio, p(er) grano, orzo, cavalcate, (e) più altre spese fate i(n) più volte, fio. LXXVIIJ d'oro s. XVIIIJ, lb. CXIIIJ s. J. Detto dì, p(er) lo vanto al comune fio. XXV d'oro, lb. XXXVJ s. V.

[2] Doc. fior., 1306-25, pag. 103.41: Q(ue)sto dì, p(er) pagare la libra di X fio. cient(inaio) p(er) lb. LXXXX, scontarsine VJ fio. d'oro dela p(r)estanza del vanto, lb. IIIJ s. VIJ.