SELVAGGIO agg./s.m.

0.1 sallvaçio, salvaça, salvaçe, salvaçi, salvacie, salvaço, salvage, salvagge, salvaggi, salvaggia, salvaggie, salvaggio, salvagi, salvagia, salvagie, salvagio, salvagiu, salvagy, salvaia, salvaie, salvaio, salvaiu, salvayu, salvaza, salvaze, salvazo, selvaça, selvace, selvaço, selvage, selvagge, selvaggi, selvaggia, selvaggie, selvaggio, selvagia, selvagie, selvagio, selvaio, selvaza, selvazo, silvaço, silvage, silvaggi, silvaggia, silvaggie, silvaggio, silvagia, silvagie, silvagio.

0.2 Fr. ant. salvage o prov. salvatge (Cella, I gallicismi, p. 263).

0.3 Giacomo da Lentini (ed. Antonelli), c. 1230/50 (tosc.): 5.4 [3].

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Giacomo da Lentini (ed. Antonelli), c. 1230/50 (tosc.); Bonagiunta Orb. (ed. Menichetti), XIII m. (lucch.); Poes. an. sang., 1270-71; Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Nocco di Cenni, XIII sm. (pis.); Zucchero, Santà , 1310 (fior.).

In testi sett.: Memoriali bologn., 1279-1300 [1287]; Rainaldo e Lesengr. (Oxford), XIII ex. (ven.); Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.); Tratao peccai mortali, XIII ex./XIV m. (gen.); Dondi dall'Orologio, Rime, a. 1388 (padov.); Lucidario ver., XIV.

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; Poes. an. umbr., XIII/XIV; Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.); Regimen Sanitatis, XIII/XIV (napol.); Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.); Poes. an. perug., 1351-52.

In testi sic.: Giovanni Campulu, c. 1315 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Doc. palerm., 1380 (2).

0.5 Nota selvace per esigenze di rima.

Per di maniera selvaggia > maniera; in maniera selvaggia > maniera.

0.6 A Doc. sen., 1235: Maria di chasa Salvagi, Salvaggio.

0.7 1 [Zool.] [Detto di un animale:] che vive nel suo ambiente naturale allo stato brado, anche feroce e aggressivo. Anche in contesti fig. 1.1 [Zool.] [Detto di un cavallo:] indocile e riottoso. 1.2 [Bot.] [Detto di una pianta:] spontaneo, non coltivato. 2 [Gastr.] [Con rif. alla cacciagione:] dal carattere proprio della carne di animali selvatici. 2.1 [Bot.] [Con rif. a erbe mangerecce:] spontaneo, non coltivato. 2.2 [Gastr.] [Con rif. al miele:] prodotto naturalmente senza l'intervento dell'uomo. 3 [Detto di un luogo, di un ambiente:] allo stato naturale (anche in opp. all'idea di luogo civilizzato). 3.1 [Specif.:] ricoperto di fitta vegetazione spontanea, o comunque incolto, impenetrabile. 3.2 [Rif. a una strada o a un sentiero]. 3.3 [Rif. a un edificio:] situato in un luogo isolato e impervio. 4 [Rif. a un elemento naturale:] impetuoso e violento. 5 [Detto di una persona:] ritroso e schivo, fino all'ostilità (detto spec. di donne nei confronti di chi le ama). 5.1 Di temperamento scorbutico, scontroso. 5.2 Incivile, vicino allo stato di natura. 5.3 Che ha costumi rozzi e primitivi, non abituato alla vita urbana. 5.4 Di natura semplice, privo di cultura, ignorante. 5.5 Che conduce una vita vagabonda, isolata e solitaria. 5.6 Che si trova in una condizione di privazione e assenza di un bene. 6 Fig. Privo di tratti di civiltà o di educazione (rif. a una condizione di vita, a un atteggiamento). 6.1 Fig. [Rif. a una veste:] di aspetto rozzo o agreste. 6.2 [Metall.] [Rif. a un metallo:] che si trova in uno stato grezzo e impuro. 7 Sost. Persona burbera e scontrosa, misantropo. 7.1 Sost. Persona che vive allo stato di natura (rif. alla figura mitologica e letteraria dell'uomo selvatico). 8 [Metall.] Sost. Scoria, parte grezza e impura che si forma nel processo di fusione dei metalli.

0.8 Luca Barbieri 13.09.2021.

1 [Zool.] [Detto di un animale:] che vive nel suo ambiente naturale allo stato brado, anche feroce e aggressivo. Anche in contesti fig.

[1] Bonagiunta Orb. (ed. Menichetti), XIII m. (lucch.), canz. 9.29, pag. 89: Oh Deo, ché non m'avene / com'al leon selvaggio, / che tutto tempo vive poderoso / e odïoso - sensa pïetate?

[2] Rainaldo e Lesengr. (Oxford), XIII ex. (ven.), 4, pag. 815: D'una festa de la Sansion, / che monsignor sire Lïon / vol gran cort tenir de so bernaço, / de bestie demesteg[h]e e salvaçe...

[3] Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.), IV, 11.1, pag. 391: Se da le fere salvaie docti damayo aver(e), / fugi la loru briga a tuttu to poter(e)...

[4] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 46, pag. 66.2: et algun per malitia ke è en essi, com' è li robador de strada, de li qual dise Aristotele k' elli è peçor d' ogna bestia salvaza perciò k' eli à peçor arme de ençustisia...

[5] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 1, cap. 6, vol. 1, pag. 50.20: Nìn pluy nì mancu, commu eciandeu di chò per ki issa la natura amau cutantu li capri salvagi di la isula di Creti.

[6] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 13, pag. 60.4: perçoché quel deserto habonda in serpenti e altri animal soççi e veninosi e de molte mainere bestie salvaie...

[7] Tratao peccai mortali, XIII ex./XIV m. (gen.), De quatro penser, vol. 1, pag. 155.22: Ap(re)sso qua(n)do ello pe(n)sa che ello e' ve' lo mondo chi no è cha um des(er)to piem de bestie salvage e una foresta pie(n)na de layrom...

[8] Dondi dall'Orologio, Rime, a. 1388 (padov.), 47.1, pag. 107: Senti' venir a me silvaggia fera, / di superba vestita et molto forte, / a minaciarmi de darme la morte / nascosamente con la voce altera.

[9] Lucidario ver., XIV, L. 2, quaest. 101, pag. 163.11: che li religiosi homini e li altri boni in qualunca modo illi mora o ch'eli siano ancisi per ferro o per bestie salvagie o arsi in foco o negati in aqua...

[10] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 2, pag. 55.40: A questa citate erano vicini multi buoschi chi aveano copia de multe bestiame salvage.

- Randagio (con valore deprezzativo).

[11] Poes. an. perug., 1351-52, 12.12, pag. 54: e poi farlo condur de qua, da po' / le legge darli senza alcun denaio, / e se le rompe, tagliarli el capo, / lassarlo en terra come can selvaio, / poi andare al giardin giucare a scac / e donne andar cogliendo manusciàc

- [Associato a porco, a indicare il cinghiale].

[12] Doc. palerm., 1380 (2), pag. 44.8: la carni di lu daynu r. j d. xx; (et) porcu salvaiu r. j d. xxiiij...

1.1 [Zool.] [Detto di un cavallo:] indocile e riottoso.

[1] Giovanni Campulu, c. 1315 (mess.), L. 3, cap. 2, pag. 80.12: Volendu unu iornu la mullere de killu gentilomu cavalcare killu cavallu, quantu avanti era statu domesticu, tantu poy tornau salvaiu...

1.2 [Bot.] [Detto di una pianta:] spontaneo, non coltivato.

[1] Nocco di Cenni, XIII sm. (pis.), 7, pag. 319: Siccome l'àlbor pò far, ch'è silvaggio, / frutto per sua natura / mai bon per sé tanto di su' lignaggio...

2 [Gastr.] [Con rif. alla cacciagione:] dal carattere proprio della carne di animali selvatici.

[1] Regimen Sanitatis, XIII/XIV (napol.), 223, pag. 569: Le porchiache se mangiano co anite salvaggi, / l'arte nostra comandalo, è buono che l'assaggi...

[2] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3 rubr., pag. 136.21: lo terzo di tutte charni dimestiche e salvagie, e delli ucielli dimestichi e salvagi...

[3] Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.), cap. 73, pag. 331.10: imperciò che la carne delo cervio quando ella ène giovane sopra tutte le carni salvaggie vale meglo...

2.1 [Bot.] [Con rif. a erbe mangerecce:] spontaneo, non coltivato.

[1] Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.), cap. 153, pag. 270.17: inpercioe ched io non mangio se nnoe erbe salvaggie e nnon beo se nnoe agua.

[2] Almansore volg., XIV po.q. (fior.), L. III, cap. 24, pag. 324.3: E tucte maniere di finocchi dimestichi e salvagi valliono a tucte febbri ke ssono lunghe e ingenerate di freddi e di grossi omori.

2.2 [Gastr.] [Con rif. al miele:] prodotto naturalmente senza l'intervento dell'uomo.

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 3 cap 10, pag. 119.3: e v'à là oltre camelli che portano lo mèle che uomo chiama selvaggio, a diferenza di quello che li api fanno.

3 [Detto di un luogo, di un ambiente:] allo stato naturale (anche in opp. all'idea di luogo civilizzato).

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 8, cap. 1, vol. 4, pag. 12.6: cioè a dire, che per le sue dolci parole e' trasse gli uomini da' selvaggi luoghi, ov'elli abitavano, e menolli ad abitazione comune di quella città.

[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 26, pag. 232.7: Catone e molti altri Romani e molte navi rimasero a la marina: li altri andaro per terra selvaggia, ove soffersero agre e smisurate pene e gravi travagli.

[3] Ciampolo di Meo Ugurgieri (ed. Lagomarsini), 1315/21 (sen.), L. 4, pag. 278.16: E poi che so' venuti nelli alti monti e nelli luoghi selvaggi delle fiere, ecco i capriuoli cacciati dall'alta sommità del monte corrivano per li colli...

3.1 [Specif.:] ricoperto di fitta vegetazione spontanea, o comunque incolto, impenetrabile.

[1] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 164, pag. 53: Plaçidas molto volontiera / Andava in bosscho et in riviera: / Chaçar andava alli boschaçi, / O ch'ello li vedea plu salvaçi.

[2] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 114, pag. 179.25: De la contrada di Pesme, che molto era selvaggia e piena di boschi e di maraviglie...

[3] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 1, pag. 86.26: Rispondo che non ogni selva se pò dire salvagia, però che sonno multe selve per le quale sono vie e semite, e sono rare le piante e non condense che vi si pò agevelmente intrare e insire, e non sono obscure.

- [Specif.:] impervio e difficilmente accessibile, inospitale.

[4] Fiore, XIII u.q. (fior.), 33.11, pag. 68: La terra mi parea molto salvaggia. / I' vi vernai co· molto disconforto.

[5] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 26.37, pag. 329: Questa gente, benché mostri selvaggia / e, per li monti, la contrada acerba, / non di meno ella è dolce a chi l'assaggia.

- [Specif.:] isolato e lontano dalla civiltà, oppure abbandonato, deserto.

[6] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 26, pag. 188.19: e dicesi che ancora animali così fatti nascono in luoghi molto solitari e selvaggi da conversazione umana...

[7] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. I (i), par. 7, pag. 20.29: Dice prima che ell'era «selvaggia», quasi voglia dinotare non avere in questa alcuna umana abitazione e per conseguente essere orribile...

3.2 [Rif. a una strada o a un sentiero].

[1] Bartolomeo di Capua, c. 1360 (napol.>sett.), 7.10, pag. 93: Sì c'omai mi convien cercar a forza / pogi, valli, aspre silve e vie silvage...

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 35.12, pag. 49: Ma pur sì aspre vie né sì selvagge / cercar non so, ch'Amor non venga sempre / ragionando con meco, et io co· llui.

3.3 [Rif. a un edificio:] situato in un luogo isolato e impervio.

[1] Matteo da Milano, Lamento di Bernabò, p. 1385 (lomb./tosc.occ.), ott. 21.8, pag. 460: tanto camina e dimorar non face, / infine in Piamonte a un castel selvace.

4 [Rif. a un elemento naturale:] impetuoso e violento.

[1] Percivalle Doria (ed. Panvini), a. 1264 (tosc.), 1.3, pag. 225: Amore m'a[ve] priso / e miso m'à 'n balìa / d'alto mare salvagio...

[2] Giovanni Campulu, c. 1315 (mess.), L. 4, cap. 14, pag. 139.7: A kista dopna, pir la juventuti e pir la grandi caldiza ki avia, si li stisi pir tuctu lu corpu comu unu focu salvaiu.

5 [Detto di una persona:] ritroso e schivo, fino all'ostilità (detto spec. di donne nei confronti di chi le ama).

[1] Giac. Pugliese, Rime (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 5.62, pag. 191: [per]ché tu non ài fermagio, / d'amor non ài se non scorza, / ond'io di voi son salvagio, / amore.

[2] Memoriali bologn., 1279-1300, [1287] 15.3, pag. 31: Bell'e cortese, zovem dona e saza, / per cui lo meo cor aza, / cusí selvaza / contra de mi, per Deo, no ve mostrati.

[3] Poes. an. Compiangomi, XIII (tosc.), canz. 11.9, pag. 893: Ben è ragione ch'io deggia penare, / da poi li fui crudera, / salvaggia e dura e fera / ver' gli amorosi dolzi risguardari.

[4] Tomaso da Faenza (ed. Sangiovanni), XIII sm. (tosc./faent.), canz. 1.14, pag. 43: dapoi ch'io 'nnamorai / stata m'è sempre salvaggia e guerrera.

[5] Fiore, XIII u.q. (fior.), 14.7, pag. 28: Pregar ti fo che tti si'a piacimento / Ch'a quel valletto, ch'è ssì buon e saggio, / Tu non sie verso lui così salvaggio, / Ché sai ch'e' non à mal intendimento.

[6] Poes. an. umbr., XIII/XIV, 28, pag. 101, col. 22: Se tti ricorda bene / (et se' cortese, quanto credo, et sagia), / como gli desti ispeme, / dera'gli gioia, se non serai selvagia / a levarlo di pene, / ché spera avere buon porto...

5.1 Di temperamento scorbutico, scontroso.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 130.4, pag. 204: spesse fiate giova lo tacere; / chi troppo tace tenuto è silvaggio.

[2] Jacopo della Lana, Inf. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 30, v. 97, pag. 838.14: Costui era honesto, e poi no volea Deo che costui se meschiasse cum gente d'altra lege; sì ch'el era molto ruvedo, selvaço a chi per cotal modo volea soa conversatione.

5.2 Incivile, vicino allo stato di natura.

[1] Poes. an. urbin., XIII, 28.22, pag. 603: Guàrdate ke none odduri / oddor ke lo cor te induri, / como fo li peccaturi / k'a dDeo so' salvag[g]i.

[2] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 29, pag. 19: Zente selvaza, feroce, amara, / de te exite lo re Alboyno / chi Rosimonda non havea cara.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 11, cap. 128, vol. 2, pag. 682.8: e chi non facea le comandamenta sì rubavano e uccideano come gente salvaggia e bisognosa che viveano di ratto.

5.3 Che ha costumi rozzi e primitivi, non abituato alla vita urbana.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 14, pag. 182.8: e, ss' è loco a guerra reputato alcuno, no è cità, ma alpi, ove alpestri e selvaggi se sogliano trovare homini come fere.

[2] Neri de' Visdomini (ed. Panvini), XIII sm. (fior.), 5.18, pag. 253: Nato foss'io salvagio / e vivesse in foresta, / pur non avess'io conosciuto amare!

- Che vive nei boschi.

[3] Ciampolo di Meo Ugurgieri (ed. Lagomarsini), 1315/21 (sen.), L. 9, pag. 412.16: Pandaro e Bicia, nati del troiano Alcanore, i quali la selvaggia Hiera nutrì nella selva di Iove... || Cfr. Virg., En. IX, 672-673: «Pandarus et Bitias, Idaeo Alcanore creti, / quos Iovis eduxit luco silvestris Iaera».

5.4 Di natura semplice, privo di cultura, ignorante.

[1] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 5, cap. 21.28, pag. 162: La terza: ch' esta donna / Non dee mostrar d' eser tropo maestra, / Anzi selvaggia e nova...

[2] Dante, Rime (ed. De Robertis), a. 1321, canz. 11 [LXXXIII].127, pag. 157: per sé è car tenuto / e disïato da persone sagge, / ché dell'altre selvagge / cotanto laude quanto biasmo prezza...

- [Nella figura proverbiale dell'uomo selvaggio, che ride nella tempesta pensando al bel tempo che verrà].

[3] Giacomo da Lentini (ed. Antonelli), c. 1230/50 (tosc.), canz. 3.23, pag. 72: Però no mi scoraggio / d'Amor che m'à distretto, / sì com'omo salvaggio / faraggio, com'è detto - ch'ello face: / per lo reo tempo ride, / sperando che poi pèra / lo laido aire che vede...

[4] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 7.36, pag. 32: fe' com'omo salvag[g]io veramente: / quand'ha rio tempo, forza lo cantare / co lo sperare / ca 'l buon vegna, ch'abassi sua doglienza.

[5] Mare amoroso, XIII ui.di. (fior.), 295, pag. 498: donde eo farag[g]io a guisa d' om salvag[g]io, / che canta e ride istando in grave pene, / pensando che si cangia la ventura / di male in bene e di pianto in sollazzo...

5.5 Che conduce una vita vagabonda, isolata e solitaria.

[1] Bonagiunta Orb. (ed. Menichetti), XIII m. (lucch.), canz. 11.3, pag. 110: Ben mi credea in tutto esser d'Amore / certamente allungiato, / sì m'era fatto selvaggio e stranero...

[2] Poes. an. sang., 1270-71 (2), 8, pag. 68: p(er) luntan gire fatto m'à la dogla / silvaggio, a lo ver dire, più che fera.

[3] Poes. an. Madonna, io son venuto, XIII (tosc.), canz. 16.58, pag. 929: no starò fra la gente, / diventerò salvaggio, / non mi ralegreraggio / giamai al mi' vivente.

[4] Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.), pag. 23.11: Sono li vachy spiriti de quelli che in de lo mondo como salvagy de la humana gente né ben né male sappe ordenare et operare.

5.6 Che si trova in una condizione di privazione e assenza di un bene.

[1] Rime Arch. Not. Bologna, c. 1280-1339 (bologn.), ball. 62.17, pag. 234: Ch' àvime meso al saço / d' one tormento amaro / madona mia çoyiosa: / d' one bene i' sono selvaço...

6 Fig. Privo di tratti di civiltà o di educazione (rif. a una condizione di vita, a un atteggiamento).

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 42.6, pag. 149: Non già per gioia ch'i' ag[g]ia / diletto lo cantare, / ma per molto pensare, / che tanto m'incorag[g]ia / che mi fa travagliare / e dà vita salvag[g]ia, / e sovente mi sag[g]ia / di gravoso penare.

[2] Dino Fresc. (ed. Contini), XIII ex./a. 1316 (fior.), 5.27, pag. 625: Ma la sua nova e salvaggia etate, / crudele e lenta contro a mia fermezza, / per la sua giovinezza / m'ha tempo, in vanità girando, tolto...

[3] Dante, Rime (ed. De Robertis), a. 1321, son. 44 [LXI].11, pag. 316: «Or ecco leggiadria di gentil core / per una sì selvaggia dilettanza / lasciar le donne e lor gaia sembianza!».

6.1 Fig. [Rif. a una veste:] di aspetto rozzo o agreste.

[1] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 44, pag. 825.3: il quale sì stupefatto stava a rimirare Venere che preso dalla sua Lia non si sentì, infino a tanto che, di dosso gittatili i panni selvaggi, nella chiara fonte il tuffò, nella quale tutto si sentì lavare.

6.2 [Metall.] [Rif. a un metallo:] che si trova in uno stato grezzo e impuro.

[1] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 337.22: e quello che ne gittasti fuori si è ariento, ma per lo zolfo che 'l fa diventare nero si chiama ariento salvaggio.

7 Sost. Persona burbera e scontrosa, misantropo.

[1] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), canz. 7.23, pag. 219: Lo vil pro', parladore lo nisciente / e lo scarso mettente / e leial lo truiante e 'l folle saggio / dicon che fai, e palese 'l selvaggio...

7.1 Sost. Persona che vive allo stato di natura (rif. alla figura mitologica e letteraria dell'uomo selvatico).

[1] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 9, pag. 89.8: ed elli fece venire davanti a lui una fanciulla ignuda, ala quale il salvaggio subito diede di piglio, volendola portare via.

8 [Metall.] Sost. Scoria, parte grezza e impura che si forma nel processo di fusione dei metalli.

[1] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 338.34: Allora non gittare lo salvaggio, ma lascialo rifreddare per se medesimo, e quando ene freddo sì vi dà suso d'uno martello e l'oro rimarrà per sè...