FUIO agg.

0.1 fui, fuia, fuie, fuio.

0.2 Lat. *furius (DEI s.v. fuio).

0.3 Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.).

In testi mediani e merid.: Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.).

N Le att. nell'Ottimo e in Francesco da Buti sono cit. dantesche.

0.6 A Doc. aret., 1335-39: Rustico da Fuio.

N Doc. esaustiva.

0.7 1 Lo stesso che ladro (anche fig.). 2 Che si sottrae alla vista, muovendosi in modo furtivo (rif. a un animale). 2.1 [Rif. a un oggetto:] nascosto (alla vista). 2.2 Fig. [Rif. a un comportamento, a un pensiero o un intento:] tenuto volontariamente nascosto (alla vista, all'intelletto).

0.8 Sara Ravani 20.10.2017.

1 Lo stesso che ladro (anche fig.).

[1] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. III, cap. 33, pag. 313.28: perché se ttu fossi uno re e tu non porterai teco neente, potrai avere da lloro nulla, ançi ti caccieranno con disinore, perciò che lle femmine sono tutte fuie per l'avaritia, e ciascheduna si à suo ripostiglio.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 12.90, vol. 1, pag. 200: Tal si partì da cantare alleluia / che mi commise quest' officio novo: / non è ladron, né io anima fuia.

[3] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 3, pag. 393.30: Per avarizia, fuie si troveranno tutte.

[4] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 12, 76-90, pag. 335.5: cioè Virgilio, anima fuia. Questo si pone inpropriamente per lo ladrone...

[5] Paolo da Certaldo, XIV sm. (tosc.), cap. 344, pag. 220.12: e per la gola s'induce l'uomo a essere ladro e codardo e poltrone, e la femina induce a essere fuia e pessima di suo corpo, in però che 'l peccato de la gola genera lussuria.

2 Che si sottrae alla vista, muovendosi in modo furtivo (rif. a un animale).

[1] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), tenz. 13, 3.7, pag. 797: E a più cautela la polizza n'aggio, / scritta di la sua mano; or pur m'ingiuia / come ti piace, ch'io farò co' fuia / lupa c'ha i lupacchin, che fugge oltraggio.

2.1 [Rif. a un oggetto:] nascosto (alla vista).

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 18.50, pag. 236: Poi, com'uom che volentier s'argomenta / d'altrui piacer, mi disse a parte a parte / quanto là vive la pernice attenta, / la sua sagacità, gl'ingegni e l'arte, / le gran lusinghe, i nidi forti e fui, / appunto come l'ha ne le sue carte.

2.2 Fig. [Rif. a un comportamento, a un pensiero o un intento:] tenuto volontariamente nascosto (alla vista, all'intelletto).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 9.75, vol. 3, pag. 145: «Dio vede tutto, e tuo veder s'inluia», / diss' io, «beato spirto, sì che nulla / voglia di sé a te puot' esser fuia.

[2] Gl Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 9, pag. 228.20: Ora dice: Dio vede tutto, e tuo veder si inluia, cioè entra in lui e comparticipa del suo lume, sì che nulla sua voglia ti puote essere fuia, cioè oscura.

[3] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 9, 67-81, pag. 289.40: puot'esser fuia di sè a te; cioè per sì fatto modo lo tuo vedere entra in Dio, che niuna volontà ti può essere celata a te...