VENGIAMENTO s.m.

0.1 vengiamento.

0.2 Prov. venjamen. || Cfr. Cella, I gallicismi, p. 223.

0.3 Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.): 1.1.

0.4 In testi toscanizzati: Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.).

0.5 Locuz. e fras. prendere vengiamento 1.2.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Soddisfazione di un danno subito su chi l'ha perpetrato. 1.1 Desiderio di vendetta. 1.2 Locuz. verb. Prendere vengiamento: vendicarsi.

0.8 Sara Ravani 07.02.2018.

1 Soddisfazione di un danno subito su chi l'ha perpetrato.

[1] f Giac. Pugliese (ed. Brunetti), XIII pm. (tosc.), canz. 7.23, pag. 625: Amor non vol vengiamento, / ma vuol esser sofritore / di servire a piacimento / quello che 'ntende amore, / sì conviene a compimento. || LirIO; l'ed. inclusa nel corpus legge «invegiamento»: cfr. Giac. Pugliese, Rime (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 6.23, pag. 193.

1.1 Desiderio di vendetta.

[1] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), 8.32, pag. 117: Cotanto n'ò dolore / e vengiamento e doglia, / vedere non potere / cotanto di dolzore / amore e bona voglia, / ch'io l'ò creduto avere. || Diversamente CLPIO V 009 JaLe, 32: «vegiamento e dolglia».

1.2 Locuz. verb. Prendere vengiamento: vendicarsi.

[1] Pier della Vigna (ed. Contini), a. 1249 (tosc.), 3.37, pag. 127: No la posso aucire, né vengiamento / prendere al meo talento, / più che darmi conforto e bona voglia, / ed ancor no mi sia a piacimento / nessun confortamento, / tanto conforto ch'io vivo in doglia. || Diversamente CLPIO V 167, 37: «vegiamento / pre[n]dere».