0.1 arpiaceme, ripiace, ripiaceva; f: ripiacciono.
0.2 Da piacere 1.
0.3 Rustico Filippi (ed. Marrani), XIII sm. (fior.): 2.
0.4 In testi tosc.: Rustico Filippi (ed. Marrani), XIII sm. (fior.); Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.).
In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.).
0.6 N Doc. esaustiva.
0.8 Laboratorio Chieti 28.11.2019.
1 Piacere di nuovo, continuare a piacere.
[1] f Giordano da Pisa, Prediche (ms. Salviati), a. 1311: Se ti ripiacciono (i peccati), e non te ne vuogli pentere, è uno rifarsi da capo, è uno rinfrescargli, è uno confermargli. || Crusca (4) s.v. ripiacere.
[2] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 14, 26.4, pag. 182: In tal chiarezza era quella formata / che Giosafà saziar non si poteva / di rimirarla, e quanto più la guata / più gli par bella e più gli ripiaceva...
[1] Rustico Filippi (ed. Marrani), XIII sm. (fior.), son. 34.6, pag. 137: Questi due ci hanno messi a sì gran serra / che ne ripiace molto Bonfantino; / e quinci si racorga, s'alcun ci erra, / ché macine non son già di molino...
[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 38.41, pag. 136: Lo deiunare piaceme, e far granne astinenza, / per macerar mio aseno, che non me dia encrescenza; / ed esser forte arpiaceme, a portar la gravenza / che dà la penetenza - ne lo perseverare.