PELARE v.

0.1 pela, pelali, pélallo, pelalo, pelando, pelandosi, pelanle, pelanno, pelannose, pelano, pelansi, pelar, pelâr, pelare, pelaro, pelarò, pelarono, pelarsi, pelasi, pelata, pelatagli, pelate, pelati, pelato, pelava, pelavam, pelavano, pele, peleno, pelerà , peli, pella, pellà , pellada, pelladi, pellano, pellarà , pellare, pellati, pellato, pellò, pelonno, pelósi, pera, peraa, pilato, pile.

0.2 Lat. pilare (DELI 2 s.v. pelare).

0.3 Giacomo da Lentini (ed. Antonelli), c. 1230/50 (tosc.): 5.2.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Giacomo da Lentini (ed. Antonelli), c. 1230/50 (tosc.); Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.); Stat. sen., 1298; Cavalca, Specchio di croce, a. 1333 (pis.); Stat. montepulc., Riforma 1371; Ingiurie lucch., 1330-84 [1371].

In testi sett.: Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.); Jacopo della Lana, Par. (Rb), 1324-28 (bologn.); Passione gen., c. 1353.

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Stat. perug., 1342; Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

0.5 Locuz. e fras. pelare e cuocere 2.3.1.

0.7 1 Strappare la barba o i capelli a qno (anche in espressioni ingiuriose). 1.1 Pron. Eliminare i peli da una parte del corpo, depilare. 1.2 Strapparsi i capelli in preda a un sentimento angoscioso o di disperazione (partic. in segno di lutto). Anche pron. 2 Strappare del tutto o in parte il pelo (a un animale), le piume (a un uccello). 2.1 [Con sogg. un uccello]. 2.2 [Pell.] Asportare il pelo da una carcassa animale (in partic. come fase preparatoria al lavoro di concia di una pelle). 2.3 Spennare (la carcassa di un uccello prima di cucinarlo). 3 Restare senza peli o capelli (con rif. a un essere umano o un animale) per cause patologiche (anche pron.). 4 Estens. Scottare (la pelle). 5 Fig. Privare qno di qsa (degli averi, del buon nome). 5.1 Fig. Privare della forza, della capacità di combattere. 5.2 [Fig. e in contesto fig.:] togliere soldi a qno con lusinghe o con l'inganno o abusando della propria autorità.

0.8 Roberta Decolle 23.02.2022.

1 Strappare la barba o i capelli a qno (anche in espressioni ingiuriose).

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 118.2: un giorno, faccendo questi [[scil. il bigamo]] beffe di loro, che si traeano i capelli, quelle in concordia si lasciaro e vengorli indosso e méttollosi sotto e pélallo, sì che di pochi capelluzzi ch'egli avea no li ne rimase uno in capo.

[2] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 13.16, pag. 108: «Or ov' è 'l capo cusì pettenato? / Con cui t' aragnasti, che 'l t' ha sì pelato?

[3] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 4238, pag. 160: Poy li pella per grande yror / Li pelly della barba sença demor, / E per far-llo ancora plu vitoprar / Lo spiron destro li fe taiar...

[4] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 3.59, pag. 16: Di spine ti miser una corona / che tucto sanguinare / ti fece 'l capo, e 'l viso ti velaro; / crude gotate ti fecero dare, / la barba ti pelaro...

[5] Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), L. 3, cap. 2, pag. 196.9: ma uno gallico che li pelava la barba, con un grande colpo li ficcoe uno spuntone ne la testa... || Per fraintendimento del trad., cfr. Val. Max., III, 2, 7: «permulcenti barbam» 'al quale lisciava la barba'.

[6] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 6, par. 20, pag. 207.11: ora questa ora quella serva rabbiosamente pigliando, a quale levate le treccie tutta la testa pelava, e a quale ficcando le unghie nel viso, miseramente graffiandola...

[7] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. IV, cap. 29, pag. 662.21: E s'alcuno iniuriosamente trarà pili dentro la barba o pellarà la barba, fia punito in XXX fiorini d'oro.

[8] Ingiurie lucch., 1330-84, 239 [1371], pag. 68.10: Va' torna a Pissa, pisano voitacessi che tu se', ch'io ti farò pelare tuta quanta la barba, galioffo.

[9] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 9, pag. 209.35: Qui lo improvera e toca la favola de Ercule quando andò ne l'inferno e Cerbero li volse contrastare, onde Ercule li pellò la barba e il capo.

[10] Laud. Battuti Modena, a. 1377 (emil.), 33.16, pag. 62: «Ov'ài lo capo sé petenato? / Con chi t'açufasti, che l'ài sì pellato? / Fo aqua bugente, chi l'ài sì calvato?

[11] Sacchetti, Rime (ed. Ageno), XIV sm. (fior.), canz. 153.44, pag. 188: archimmia maladetta, ché la vera / carne fan dibucciare, / pelando teste e ciglia in modo tale, / che tormento non è con mag[g]ior male! || Con ironico rif. a procedimenti cosmetici.

- [Con rif. a Cristo durante la Passione].

[12] Laude cortonesi, XIII sm. (tosc.), 24.24, vol. 1, pag. 179: Nel süo vulto li sputaro, / e la sua barba sì la pelaro...

[13] Cavalca, Specchio di croce, a. 1333 (pis.), cap. 36, pag. 165.1: la pelle, quando si concia per scrivere, si radono gli peli, ed assottigliasi; così la pelle di questo agnello benedetto fu rasa quando gli pelarono la barba...

[14] Passione gen., c. 1353, pag. 35.5: aotri gue pelavam la barba e la testa e aotri gue zithavam lo lavaglo per lo viso e per la carne...

1.1 Pron. Eliminare i peli da una parte del corpo, depilare.

[1] Comm. Arte Am. (A), XIV pm. (pis.), ch. 151, pag. 575.18: In Cibelia, ch'è una contrada, era uno templo, li preiti del quale si castravano e pelavano le gambe.

- [Per ragioni mediche].

[2] Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.), cap. 96, pag. 352.28: Lo suo sangue [[dell'orso]], ad ungere li occhi, vale contra li peli che nascono neli occhi, quando ne saranno pelati, et poi unto quello luogo.

[3] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 43, col. 1.5: R(ecipe) molette atte a cciò, sì come quelle da pelare la tingnia, cioè li capelli tingnosi, e isvelli li peli e poi frega le palpebre con uova di formiche peste...

1.1.1 Strapparsi le ciglia (anche pron.).

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 6, cap. 38, vol. 3, pag. 122.2: Dilettazioni d'infermità, o di mala usanza, è di pelarsi ciglia, o di rodersi l'unghie, o di mangiare fango, o carboni.

- [Per ragioni estetiche].

[2] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 321-30, pag. 95.9: certe femminette, delle quali per la nostra città sono assai, che vanno faccendo gli scorticatoi alle femmine e pelando le ciglia e le fronti e col vetro sottile radendo le gote e del collo assottigliando la buccia e certi peluzzi levandone...

[3] Contemptu mundi (II), XIV sm. (tosc.), cap. 40, pag. 75.28: Però che qual cosa è piú vana che pettinare e capegli, appianare la zazera, lisciare le gote, pelarsi le ciglia, con ciò sia cosa che fallace sia la gloria e vana sia la belleza?».

1.2 Strapparsi i capelli in preda a un sentimento angoscioso o di disperazione (partic. in segno di lutto). Anche pron.

[1] Cavalca, Vite SS. Padri (ed. Delcorno), XIV t.d. (tosc.occ.), pt. 4, cap. 72, Eustachio, pag. 1517.8: Eustachio [[...]] incominció a piangere, e a pelarsi lo capo per dolore, e voleasi annegare per lo gran dolore...

[2] Cavalca, Specchio de' peccati (ed. Zanchetta), 1333 (pis.), cap. 4, pag. 219.1: Iob quando, udita la morte delli figliuoli, si gittoe a terra e straccioe lo vestimento e pelósi lo capo e pianse...

[3] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 70, pag. 253.25: stracciasi sua roba, e pelasi suoi biondi capelli e squarciasi suo bello viso; e sempre, per lo grande dolore, sì facea lo maggiore pianto del mondo.

[4] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 15, pag. 134.8: Lavina trasse là con grandi istrida, e stracciandosi i panni e pelandosi gli suoi biondi capegli dicea: «Omè, madre, che hai fatto?

[5] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 89, S. Alessio, vol. 2, pag. 784.18: E quando fu ritornato alquanto a se medesimo squarciò le vestimenta sue e cominciossi a divellere i capelli suoi canuti del capo suo e pelarsi la barba e dirompersi tutto quanto, e cadendo sopra il corpo del figliuolo gridava...

- Pron. Assol.

[6] Arte Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), L. 1, pag. 412.5: parte erano di loro che si pelavano, e parte si gittavano in terra, e parte si stavano triste e tacevano... || Cfr. Ov., Ars am., I, 122: «Pars laniat crines».

[7] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 183, pag. 37: Femene più de mille vi forono scappillate, / Gevanose pelanno, colle guancie raschiate...

2 Strappare del tutto o in parte il pelo (a un animale), le piume (a un uccello).

[1] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 87.2, pag. 205: Così è l'uomo che non ha denari, / com'è l'uccel quand'è vivo pelato...

[2] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 1, cap. 30, pag. 36.20: Generano [[scil. le oche]] polli, e piume, e pelansi loro nell'autunno, e nella primavera. || Cfr. Palladio, Op. Agr., I, 30, 1: «plumas, quas et autumno vellamus et vere».

[3] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 38, pag. 43.20: Quando lo falcone o l'ucello àe infiato lo collo, déi cognosscere e sapere per verità che àe gotta artetica; falli questa medicina: pelali lo collo e semali sangue de la vena organale...

[4] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 112, pag. 237.12: Inp(rim)am(en)te pelato lu loco d(e) le crepaççe [[...]], voi ce se façça unu alt(r)o ungue(n)to.

2.1 [Con sogg. un uccello].

[1] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 41.9, pag. 822: Quando nesciuno [[uccello lampo]] n'è tanto envekiato / ke non pò guadagnare le sue spese, / da li parenti sì è bene aitato [[...]]; / la mala piuma li vano pelanno [[...]], / e retornase conmo lo primo anno.

[2] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 16, cap. 12, par. 5, pag. 367.12: nascono l' augielle fenmine; alle quali, quando ànno messe le penne, porta'le inn uno boscaggio, e pelanle tutte chol becco più volte, perché non se ne vadano.

2.2 [Pell.] Asportare il pelo da una carcassa animale (in partic. come fase preparatoria al lavoro di concia di una pelle).

[1] Stat. sen., 1298, dist. 8, cap. 16, pag. 271.20: possa nè debbia pelare nè fare pelare [[scil. neuno sottoposto de la decta Arte del cuoiame]] nè scuótare nè scarnare [[...]] alcuna pelle...

[2] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 162, pag. 246.6: gli uomini pelano quelle scimmie, salvo la barba e 'l pettignone, poi l[e] lasciano secare e pongolle in forma e cóncialle con zaferano e con altre cose, che pare che sieno uomini.

[3] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 3, cap. 109 rubr., vol. 2, pag. 54.6: Di non pelare o vero scorticare cuoia ne le cantine nè apo esse, le quali sono nel piano di fonte Branda.

[4] Stat. perug., 1342, L. 3, cap. 227, par. 6, vol. 2, pag. 302.22: ke glie macellatore le carne scrofine da le porcine tengano separate, né ensieme misticate. E le carne scrofine se peleno sì ke daglie volente comperare l'une carne da l'altre se conoscano e alcuno engannare non se possa, né fallire.

[5] Stat. montepulc., Riforma 1371, pag. 974.20: neuna cosa che di choiame apartenga nè dare nè prestare alcuno magistero nè aitargli ad alcuna cosa, ciò è a pelare o a conciare...

2.3 Spennare (la carcassa di un uccello prima di cucinarlo).

[1] Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.), 21.11, pag. 380: E 'l sabato diletto ed allegrezza / en uccellar [[...]] / E po' tornar a casa e dir al cuoco: / - To' queste cose e acconcia per dimane, / e pela, taglia, assetta e metti a fòco...

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V, 9, pag. 388.12: E però, senza più pensare, tiratogli il collo [[scil. al falcone]], a una sua fanticella il fé prestamente, pelato e acconcio, mettere in uno schedone e arrostir diligentemente...

[3] Libro dela cocina, XIV (tosc.), cap. 25, pag. 154.2: Taglia la gola al paparo, o occha; pelalo bene e bruscia...

[4] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 210, pag. 543.24: e avvioronsi a trovare le quaglie e pelare, per dare ordine alla cena...

2.3.1 Fig. Fras. Pelare e cuocere: ridurre all'impotenza.

[1] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [1379] 79.267: E' Candiotti, / pelati e cotti - dai signor moderni, / stu ben discerni / l'anime dei calerni, - ancora grida: / "Va' trova chi t'uccida...

3 Restare senza peli o capelli (con rif. a un essere umano o un animale) per cause patologiche (anche pron.).

[1] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 26, pag. 187.5: venne sì grande corruzione d'aria che gl'uomini e le bestie vi morivano e le fiere dimenticando loro ferocità tutte si pelavano e venivano meno...

[2] Matteo Villani, Cronica, 1348/63 (fior.), L. 1, cap. 36, vol. 1, pag. 70.6: per aiuto di grandi e sùbiti argomenti, pelato di suoi peli, ricoverò la salute del suo corpo.

[3] Filippo Villani, Cronica, p. 1363 (fior.), cap. 78, pag. 694.28: li altri che avieno meno bevuto si pelarono tutti, e rimasono infermi.

4 Estens. Scottare (la pelle).

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 12.90, pag. 289: sotto il mento ha come una borsa, / che d'acqua l'empie e scalda in gran calura. / E poi ch'egli è cacciato e messo in corsa, / volgesi a dietro e l'acqua fuori getta / e ciò che giunge pela e i nervi attorsa.

5 Fig. Privare qno di qsa (degli averi, del buon nome).

[1] Jacopo della Lana, Par. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 15, pag. 2146.7: i sun çunti a tanta miseria che [[...]] èno stà pelladi de l'avere e no tolta via la vergogna, ma acrescuda...

[2] <Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.)>, c. 16, proemio, pag. 295.28: questi tre [[...]] furono persone al mondo famose, e gravi, e autorevoli; così qui pelate dalla divina giustizia sono vili, e dispettevoli...

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 13.24, pag. 124: Così mi vidi sola, abbandonata, / ben ch'allora mi piacque; e così fui, / non cognoscendo il mal, del me' pelata.

5.1 Fig. Privare della forza, della capacità di combattere.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 6, cap. 10, pag. 382.6: Domati e pelati i Galli, sicuro Cesare tornò in Italia colle legioni, non abbiendo paura di neuno rubellamento dipo' lui... || Cfr. Orosio, Hist., VI, 12, 1: «Exhaustis atque edomitis Gallis».

5.2 [Fig. e in contesto fig.:] togliere soldi a qno con lusinghe o con l'inganno o abusando della propria autorità.

[1] Giacomo da Lentini (ed. Antonelli), c. 1230/50 (tosc.), son. 38.10, pag. 550: Ma molti creden tenere amistade / sol per pelare altrui a la cortese, / e non mostrare in vista ciò che sia; / be· lli falla pensieri in veritate, / chi crede fare d'altrui borsa spese, / ch'omo vivente sofrir no ·l poria.

[2] Fiore, XIII u.q. (fior.), 159.2, pag. 320: «Buon acontar fa uon c[h]'ab[b]ia danari, / Ma' ched e' sia chi ben pelar li saccia: / Con quel cotal fa buon intrar in caccia, / Ma' ched e' no· gli tenga troppo cari.

[3] Matteo Villani, Cronica, 1348/63 (fior.), L. 8, cap. 99, vol. 2, pag. 260.29: e come suole avenire de' beni di cherici, che non contendono se nno a pelare, essendo il luogo male proveduto di guardia la presono, dove trovarono assai roba da vivere e arnese da preda.

[4] A. Pucci, O lucchesi, 1370 (fior.), 144, pag. 21: lo 'nperadore / Signoreggiando la città di Lucca, / Trovò ch' ell' era munta d' ogni onore [[...]]: / Ma nondimen, crescendole dolore / L' ossa rimonde ancora li pilucca. / O quanto sale in zucca / Ebbe! però che s' el vi fusse stato, / Sarìa stato tarpato / Pur da color cui egli avea pelati.

[5] Antonio da Ferrara, XIV s.-t.q. (tosc.-pad.), 70.57, pag. 347: Io me moro de doglia, - ché zascuno / vòl pellare el Comuno; - qui' dai dazii / non se veden sacii / de on'omo robare / e po' de domandare / ch'el glie sia reffatto!

[6] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 203, pag. 522.28: maggiore è l' avarizia che le fa essere lunghe [[le corti]], e spezialmente quella de' cherici che mai non ispacciano, infino ch' e' danari durano, pelando i cattivelli, come credo fosse pelato costui...