SPIGOLARE (1) v.

0.1 ispigholando, spicolare, spigola, spigolar, spigolare.

0.2 Da spiga.

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf. (Rb), 1324-28 (bologn.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto Vocabolario Dantesco.

0.7 1 [Agr.] Raccogliere le spighe rimaste sul campo dopo la mietitura. 1.1 Fig. 2 [Per prob. fraintendimento di speculare].

0.8 Francesca Spinelli 05.05.2022.

1 [Agr.] Raccogliere le spighe rimaste sul campo dopo la mietitura. || Att. solo in Dante e nei commenti.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 32.33, vol. 1, pag. 547: E come a gracidar si sta la rana / col muso fuor de l'acqua, quando sogna / di spigolar sovente la villana, / livide, insin là dove appar vergogna / eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia...

[2] Gl Jacopo della Lana, Inf. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 32, v. 31, pag. 876.22: et è quel tempo che le vilanelle vano a spigolare, çoè spigando nei campi ch'èno medudi e racoglendo de quello romaxo ch'elle ve trovano...

[3] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 32, pag. 164.17: Di state, nel tempo che le villane vanno a spigolare, e le ranocchie gracidano e tengono pure el muso di fuore dall' acqua, e tutto l' altro busto tengono dentro nell' acqua.

[4] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 32, pag. 466.5: Qui fa un'altra comparatione de la rana, la quale nel mese de iulio sta Col muso fuor de l'aqua a cantar, quando la vilanna se sogna de spicolare, idest de acogliere le spiche...

[5] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/94 (pis.>fior.), c. 32, 25-39, pag. 810.16: quando sogna Di spigolar; cioè di coglier le spighe rimase, che si chiama ristoppiare...

1.1 Fig.

[1] Poes. music., XIV (tosc., ven.), Appendice, ball., 22.7, pag. 355: Lasso colui che mai se fidò in femena, / ché l'amor so veneno amaro semena, / onde la morte spesso se ne spigola!

2 [Per prob. fraintendimento di speculare].

[1] Chiose falso Boccaccio, Inf., 1375 (fior.), c. 10, pag. 83.13: «Poiché per l'altezza d'ingiegnio tu vai ispigholando questo inferno, che è ciò che Ghuido mio figluolo non è qui techo, imperò che non è men savio e scienziato di te?». || Cfr. ad es. Boccardo-Corrado-Celotto, Ottimo, vol. I, p. 49: «"Sicché", dice Dante, "s'io considero lo fine per lo quale io debbo speculare questi luoghi...».