0.1 latria.
0.2 Lat. eccles. latria (DEI s.v. latria).
0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.
In testi sett.: Jacopo della Lana, Par. (Rb), 1324-28 (bologn.).
0.5 Nota l'accentazione làtria (per cui cfr. anche ED s.v. latria).
0.6 N Att. solo in Dante e nei commentatori.
Doc. esaustiva.
0.7 1 [Relig.] Culto reso a Dio (contrapposto alla dulia, resa ai santi).
0.8 Giulio Vaccaro 09.10.2020.
1 [Relig.] Culto reso a Dio (contrapposto alla dulia, resa ai santi).
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 21.111, vol. 3, pag. 353: «Tra ' due liti d'Italia surgon sassi, / e non molto distanti a la tua patria, / tanto che ' troni assai suonan più bassi, / e fanno un gibbo che si chiama Catria, / di sotto al quale è consecrato un ermo, / che suole esser disposto a sola latria».
[2] Gl Jacopo della Lana, Par. (Rb), 1324-28 (bologn.), c. 21, v. 111, pag. 2308.24: latria. Çoè culto divino, overo a quella reverencia de oratione che solo è a proprietà a Deo.
[3] Gl Ottimo, Par., a. 1334 (fior.)>, c. 21, pag. 481.11: Latria è la reverenza propria appartenente a fare dalla creatura a Dio; latria è coltivamento debito a Dio, e fatto a lui; o vero latria è volontade di fare a Dio debito coltivamento. Il coltivamento, vel latria, ci comanda la Scrittura santa in molti luoghi.
[4] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/94 (pis.>fior.), c. 21, 106-120, pag. 597.7: suol esser disposto; cioè ordinato, a sola latria; cioè a solo culto divino: latria è servitù dovuta a solo Iddio; e per questo dà ad intendere che in quello eremo non stavano, se non servi d'Iddio.